Clamorosa figuraccia della ministra Giannini, che si è intestata in tutta fretta le “vittorie” dei ricercatori italiani all’estero. Tra questi, infatti, c’è stato chi giustamente non ha gradito e, oltre a non condividere tanto entusiasmo, ha replicato piuttosto seccamente di essere stato costretto a emigrare, in quanto vittima della “meritocrazia” imperante nelle nostre università.
Questi i fatti. Trenta nostri ricercatori (su 302), rispondendo al prestigioso bando dell’European Research Council (ERC), hanno vinto fino a 2milioni di “borsa” a testa, consentendo all’Italia di prendere la” medaglia di bronzo”, dopo Inghilterra e Germania. La ministra Giannini ha pensato bene di riversare su Facebook la sua comprensibile e incontenibile gioia, ma stavolta le è andata male, perché sempre a mezzo Facebook le è stato detto, chiaro e forte, che non c’era proprio niente da gioire né da vantarsi per i risultati altrui. Autrice del severo rabbuffo indirizzato alla ministra è stata la coraggiosa ricercatrice Roberta D’Alessandro, che ci ha tenuto a precisare che la sua borsa e quella del suo collega Francesco Berto “sono olandesi, non italiane” e che l’Italia non li ha voluti, preferendo a loro “persone che nella lista degli assegnatari dei fondi ERC non compaiono né compariranno mai”. Roberta D’Alessandro, con la ministra, è scesa in dettaglio: «Vada a chiedere alla vincitrice del concorso per linguistica informatica al Politecnico di Milano (con dottorato in estetica, mentre io lavoravo in Microsoft), quante grant ha ottenuto. Vada a chiedere alle due vincitrici del concorso in linguistica inglese, senza dottorato, alla Statale di Milano, quanti fondi hanno ottenuto. Vada a chiedere alla vincitrice del concorso di linguistica inglese, specializzata in tedesco, che vinceva il concorso all’Aquila (mentre io lo vincevo a Cambridge, la settimana dopo) quanti fondi ha ottenuto». Nell’aprile dell’anno scorso, a Renzi era capitato grosso modo quel che è successo alla ministra. Parlando all’università di Georgetown, infatti, aveva esaltato la meritocrazia, ricevendo la dura replica di uno “scarto del Cnr assunto dalla Nasa”, Simone Lolli, presente in sala, che non esitò a scrivere sull’argomento un pesante articolo su La voce di New York, poi ripreso dal Chronicle. Che dire!?! Sono almeno 15 anni che i nostri governanti di turno dichiarano ai quattro venti di voler “rimpatriare” i cervelli in fuga, con i magri risultati che sono sotto gli occhi di tutti: rientri pochi, emorragia inarrestabile. Per non essere da meno dei suoi predecessori, anche Renzi, in uno dei suoi 25 tweet di accompagnamento alla presentazione della legge di stabilità 2016, parla di “un paese orgoglioso. 1000 ricercatori, 500 cattedre universitarie speciali, 500 assunzioni nella cultura”. Il programma si estende fino al 2017. Staremo a vedere e al momento giusto riferiremo su questo giornale. Una cosa è certa: dall’aria che tira, sarebbe il caso di smetterla di replicare la stessa pièce, perché i ricercatori sono diventati àpoti, cioè non se la bevono più. Non solo, ma cominciano pure ad arrabbiarsi. E fanno bene. Nel frattempo, è arrivata la replica della ministra Giannini alla D’Alessandro: nessun vanto, ho espresso solo la mia soddisfazione. Meno male che qualcuno soddisfatto si trova sempre!
Il Foglietto