Ricercatori: troppi cervelli in fuga, Italia tredicesima nella classifica dei più citati al mondo

La nostra nazione paga il solito prezzo: molti studiosi sono assoldati da atenei stranieri. L’Università di Bologna in testa con cinque citazioni. La rete scientifica di Milano a quota dieci

Nella classifica dei ricercatori più citati al mondo, l’un per cento dell’élite scientifica certificato dalla Thomson Reuters, nel 2018 l’Italia annovera 46 studiosi in una lista di 3.539 (l’1,3 per cento). Restiamo al 13° posto. Siamo dietro, oltre a una grande potenza scientifica come gli Usa, largamente in testa con 1.644 “Highly cited researchers” (il 46,4 per cento del totale), a Gran Bretagna (344 ricercatori citati) e Cina (249). Siamo alle spalle anche – in ordine – di Germania, Australia, Olanda, Canada, Francia, Svizzera, Spagna (che ci ha superati nel 2014) e Arabia Saudita (ci ha passati nel 2015). Tutte queste nazioni, Arabia compresa, hanno iniziato a importare professori italiani alimentando la fuga dei cervelli, maturi e giovani. Chi sta davanti a noi cresce: tutti, a parte il Giappone (decimo). Nelle ultime quattro stagioni la Cina è salita in citazioni del 58 per cento. Anche gli investimenti pubblici e privati in ricerca sono aumentati nelle nazioni che migliorano le loro performance.
Settimo in Europa. Ecco, il nostro Paese resta stabile (49, 44, 48, 46 i “researchers” che lavorano in strutture italiane citati dal 2014 ad oggi): è il settimo in Europa. Rischia di essere superato, per esempio, da una nazione medio-piccola come il Belgio, arrivata a quaranta scienziati in classifica e avvantaggiata dalla presenza degli uffici della Comunità europea a Bruxelles. L’Italia paga il solito prezzo, che si è visto in modo plateale nei premi alla ricerca Erc: molti riconoscimenti, in questo caso citazioni di lavori, vanno a grandi studiosi nazionali assoldati però da università, centri e ospedali stranieri. Nel 2017 sono stati 29 i ricercatori italiani “tra i più citati al mondo” e fuori dal nostro Paese. Tutti lavorano – a Harvard, Yale e Berkeley, a Melbourne, Amsterdan, Londra e Parigi – in posizioni di assoluta preminenza: guidano divisioni ospedaliere, team di ricerca sul cancro, prime istituzioni economiche. I grandi scienziati all’estero. Se si sommano i ricercatori citati in Italia e quelli in fuga (una fuga in alcuni casi stanziale, visto che i protagonisti hanno preso una seconda cittadinanza) l’Italia mette nella lista Reuters 75 studiosi “highly cited” (il 2,1 per cento del totale). In classifica, in questo modo, raggiungeremmo il Giappone al decimo posto. Per dire, tra gli italiani citati all’estero c’è Maurizio Corbetta, uno dei cento scienziati più conosciuti al mondo, neurologo laureato all’Università di Pavia ora in classifica per i suoi studi sul cervello portati avanti alla Washington School. Lo hanno chiamato a fine 2015 a dirigere la clinica neurologica dell’ospedale di Padova, ma i suoi “papers” arricchiscono ancora la bacheca dell’ateneo statunitense. Federico Capasso, 68 anni, si è laureato in Fisica alla Sapienza di Roma e, poi, ha firmato oltre 300 pubblicazioni e 50 brevetti (tra cui il laser a cascata quantica) negli Stati Uniti. Annamaria Lusardi, piacentina graduata alla Bocconi di Milano, oggi, insediata alla George Washington, guida il Comitato per l’educazione finanziaria, riferimento mondiale sul tema. Lo scienziato del cibo Vincenzo Fogliano dalla Federico II di Napoli è migrato all’Università di Wageningen in Olanda, da dove i suoi lavori hanno ricevuto oltre 12mila citazioni. Sono italiani, i ventinove, formati ad alto costo dalle nostre università (la Statale di Milano, la Bicocca, la Cattolica, Padova, Parma, il Politecnico di Bari, Palermo) e oggi danno prestigio e portano finanziamenti ad atenei, fondazioni e aziende straniere.
Gli exploit di Pavia, Torino e Cnr. Nella classifica Reuters l’ateneo italiano con i ricercatori più citati è Bologna (5), per la prima volta in testa. Seguono l’Università di Pavia (4), l’Università di Torino (3) e il Consiglio nazionale delle ricerche (3), che annovera l’unico italiano presente nella disciplina Informatica e che perde il primato nazionale di citazioni globali dopo averlo tenuto dal 2014 al 2016. Due “high citations” sono andate alla Statale di Milano, all’Istituto Mario Negri di Milano, all’Istituto oncologico europeo di Milano, all’Università di Parma, all’Osservatorio astronomico di Bologna, all’Irccs e a due ricercatori gestiti in Italia dalla Commissione europea. Con la sua rete di atenei, ospedali e centri studio è comunque Milano ad esprimere nel Paese il maggior numero di scienziati citati: dieci.

La repubblica