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Vita tormentata e morte di “Socrate” su Rai1

A confronto con altri 61 programmi

Care amiche e cari amici, hospital

premetto che non vorrei più ritornare sulla mia polemica personale e professionale con il signor Mauro Mazza, look direttore di Rai Uno. Costui impedisce – per ragioni di permalosità sua di fronte alle mie critiche sulla sua gestione della rete, seek non certo per ragioni editoriali – il mio accesso ai programmi di sua competenza. Un divieto inaccettabile, è chiaro. Ma non voglio strillare alla censura, per così poco. E non voglio annoiare voi e me stesso ancora su questo tema. Aggiungo solo, per oggettività e per la mia libertà di opinione, che considero Mazza un discreto direttore di telegiornali, uno che sa capire e rispettare la politica (non a caso, si spostò fulmineamente dalle suggestioni di Fini a un’adesione a Berlusconi), ma a parer mio è un pessimo dirigente di rete.
Qual è allora il motivo di questo nuovo intervento?

Scrivo a tutela di coloro, gli iscritti al nostro movimento di opinione “Socrate 2000”, che ritengono giusta e improrogabile una onesta battaglia per il ritorno, in questo Paese, alla meritocrazia. Scrivo per loro e per tutti coloro che credono, comunque, nello stesso valore.

Dunque: ho realizzato per Rai Uno una puntata test di un programma, dal titolo “Socrate”, incentrato su questo argomento, sul merito. Il programma era fortemente voluto dal Direttore generale Lorenza Lei e infine accolto e varato da Giancarlo Leone, responsabile della Divisione per l’intrattenimento (che in qualche modo si sovrappone, purtroppo parzialmente alle competenze del direttore di Rai Uno). Nei fatti, è stato fortemente osteggiato da persone e strutture che avevano altre idee e/o altri interessi, ad esempio le battaglie aperte e oscure che da mesi e mesi si combattono per la nuova sistemazione “politica” dei vertici della Rai. Elenco alcuni di questi incredibili ostacoli:

  1. Rinvii di mesi delle pratiche burocratiche per la definizione di una data certa in palinsesto.
  2. Incertezza sul luogo di registrazione e della data per le prove e la registrazione.
  3. Discussioni sul budget da destinare.
  4. Le puntate, secondo l’impostazione iniziale, dovevano essere sei, poi tre, infine se ne è fatta una; la rete doveva essere Rai Due o Rai Tre, in prima o seconda serata, infine si è andati su Rai Uno, in prima serata.
  5. La difficoltà di trovare un conduttore o una conduttrice di condivisione comune, a partire dalle opinioni del Direttore generale.
  6. La totale mancanza di promozione.
  7. Addirittura, l’assenza di una pur minimamente sobria conferenza stampa…

Ciliegina sulla torta: la messa in onda una sera in cui Canale 5 proponeva l’ultima puntata de “Il tredicesimo apostolo”, la fiction dell’anno – attesissima anche per il finale “giallo”.

E potrei continuare a lungo. Mi limito a sottolineare che, tra le altre, una difficoltà micidiale fu rappresentata dalla continua variazione della data di registrazione. Questo problema ha impedito la possibilità di avere con certezza ospiti importanti. A titolo di esempio, si era raggiunto un accordo con il premio Nobel Ellen Johnson Sirleaf, presidente della Liberia per una sua partecipazione, ma dopo tre rinvii non è stato possibile insistere presso il governo liberiano per confermare l’intervento della Sirleaf.

E veniamo al punto. Mauro Mazza, in uno scambio di sms con me, e nelle varie riunioni Rai, ha osato criticare non solo, come è suo pieno diritto, la qualità del programma, ma anche il risultato ottenuto: 11,5% di share, 3 milioni di telespettatori. Sprezzantemente, e sbrigativamente, lo ha considerato un flop.
A questo punto sono andato a dare un’occhiata ai risultati ottenuti dai programmi su Rai Uno, in prima serata, dal 1 gennaio 2011 fino al 21 maggio 2012, quasi 15 mesi, per quanto riguarda intrattenimento, film e fiction. Ho rilevato che per 61 programmi, ripeto di prima serata, sono stati, secondo lo stesso criterio enunciato da Mazza, diciamo così, deludenti (non uso la parola flop per rispetto di quanti hanno lavorato alle varie iniziative). Dei 61 programmi, 27 hanno avuto un risultato leggermente superiore a “Socrate”, 21 leggermente o fortemente inferiore, 12 un risultato analogo. Considero dunque il risultato di Socrate (certamente non adatto alla prima serata di Rai Uno) soddisfacente, lusinghiero e importante: non sono uno scherzetto 3 milioni di italiani che seguono Giancarlo Giannini che legge Platone relativamente a Socrate, oppure che seguono una performance su Cyrano de Bergerac, o seguono un confronto, senza strilli e senza invettive, tra Vittorio Feltri e Giovanni Bachelet sul tema civile, etico, giuridico e anche religioso del perdono.
Scrivo questo anche per rispetto di questi 3 milioni di italiani, che meriterebbero programmi migliori. Certo è più facile ottenere ascolto con comici, starlette, conduttori di grande fama.
Infine, non comunico pubblicamente il lungo elenco dei 61 programmi “deludenti”…Anche in questo caso, ripeto, per rispetto di chi ci ha lavorato e con il sospetto che anche loro hanno dovuto sopportare le incertezze e la confusione della gestione del responsabile di Rete. Ma l’elenco è facilmente individuabile dai consiglieri di amministrazione e da qualsiasi dirigente Rai interessato.

Doverosamente desidero fare anche autocritica, quantomeno (non solo) per due motivi.

  1. Non avrei dovuto accettare, di fronte agli incredibili ostacoli, di andare in onda. Si pensi che lunedì 23 gennaio abbiamo avuto la cosiddetta “matricola”, ovvero la legittimazione burocratico-aziendale per essere operativi; al venerdì (27) abbiamo avuto quattro ore di prove, al sabato (28) abbiamo registrato. Sono andato in onda per rispetto del lavoro dei giovani e di quanti, senza compenso e senza legittimazione burocratica, avevano lavorato, in primo luogo alcuni ragazzi della mia Accademia, con entusiasmo e passione.
  2. Nei mesi di preparazione avevamo raccolto una gran quantità di materiale. Il mio errore imperdonabile è stato di proporre tanti argomenti diversi anziché puntare fortemente su uno solo, volevo testare “tutto”, in realtà alla fine ho avuto per primo la sensazione di una miscellanea priva di un filo conduttore.

Chiedo scusa per questi errori, rivendico comunque la qualità significativa del risultato e spero di non dover mai più tornare sull’argomento. Non in queste sedi…. Ma sono molto tentato di scrivere in un libro, un pamphlet ironico e autoironico, i tanti episodi grotteschi e gustosi relativi alla morte di “Socrate” in tivu: si tratta di una straordinaria metafora di come sia gestita la Rai in questo momento.

cesare@lamescolanza.com

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