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Scienziati italiani scoprono gene. Erano fuggiti negli Usa per nepotismo.

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Hanno rivelato l’esistenza di un gene chiave per lo sviluppo di cellule staminali, medical utile anche contro i tumori cerebrali. Sono due scienziati italiani, stuff Antonio Iavarone e Anna Lasorella, pilule ma la rivoluzionaria scoperta l’hanno fatta negli Usa, dove si erano trasferiti per un caso di nepotismo. Iavarone lasciò l’Italia in seguito a una causa giudiziaria con i “baroni” dell’università di Roma. I due sono negli States da dieci anni.

Erano insomma stati soffocati dal classico nepotismo accademico “made in Italy” e oggi festeggiano una scoperta che potrebbe portare a importanti sviluppi nella cura dei tumori cerebrali infantili e nell’impianto di cellule staminali. Antonio Iavarone e la moglie Anna Lasorella sono due pediatri e ricercatori che nel 1999 denunciarono le pressioni nepotistiche subite dal primario di Oncologia pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma e quindi lasciarono l’Italia per gli Stati Uniti. Questa vicenda è emblematica della “mancanza di una cultura del merito in Italia”: così il senatore del Pd Ignazio Marino ha commentato il caso. “Esprimo le mie più sincere congratulazioni per la scoperta di Antonio Iavarone e Anna Lasorella, due ricercatori che conosco e stimo da oltre 20 anni”, ha detto Marino, che considera la loro scoperta “rivoluzionaria” in quanto “potrebbe introdurre nuovi percorsi terapeutici per i tumori del cervello ad alta malignità, come il glioblastoma multiforme”. “Adesso non ho voglia di riprendere quella storia, ma a dieci anni di distanza le mie considerazioni sono sempre amare: tutto nel sistema universitario italiano sembra fermo a dieci anni fa”, ha detto all’Ansa lo stesso Iavarone. “L’Italia ha un sostanziale disinteresse nei confronti della scienza”.

Quando Iavarone e la moglie decisero di lasciare l’Italia, si trasferirono a New York, nell’Albert Einstein College of Medicine, dopo avere ottenuto l’aspettativa in seguito allo scontro con l’università giunto fino al Tar del Lazio. Affrontarono anche una causa per diffamazione, conclusa a loro favore. Negli Usa hanno collezionato un successo professionale dopo l’altro, pubblicando sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. “Uno dei motivi per cui dopo le nostre proteste allora in Italia non si fece niente” spiega il ricercatore “è perchè quella situazione era generalizzata. Se invece negli Usa c’è uno scandalo, si allontana chi non s’è comportato correttamente”. E d’altro canto, aggiunge, “i governi che in Italia si sono succeduti in questi anni non hanno mai pensato di modificare il sistema della ricerca. Altri Paesi, come la Spagna, si sono comportati diversamente: hanno costruito nuovi centri non collegati al sistema universitario, nei quali hanno chiamato a lavorare da tutto il mondo ricercatori di prestigio internazionale”

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