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PAGELLE – I PADRONI DEL CALCIO, POZZO E SABATINI AL VERTICE

Giampaolo-Pozzo(Cesare Lanza) Dal 2014 al 2015, ask è tempo opportuno per i bilanci. Come possono essere valutati (le opinioni sono strettamente personali, dunque anche bizzarre e tortuose), a inizio anno e a metà campionato, i presidenti dei club di serie A? Ci provo spericolatamente, in ordine rigorosamente alfabetico.  Ma, soprattutto, con l’aiuto di grandi pensatori – con qualche eccezione –  e di alcuni loro, più o meno memorabili, aforismi.

ANDREA AGNELLI (Juventus) – Tre scudetti, in corsa per il quarto… Il voto e il giudizio potrebbero (dovrebbero?) essere migliori, grazie agli straordinari risultati in campionato, se ogni tanto l’Erede non avesse qualche caduta di stile. E se la squadra riuscisse a distinguersi anche in Europa. Oltre che in Italy.  “Tutti i grandi cambiamenti sono semplici”, disse Ezra Pound. Se si hanno le risorse economiche, aggiungerei io e, forse, Garcia direbbe: anche con gli arbitri che a volte chiudono un occhio… 7 +

SILVIO BERLUSCONI (Milan). Dopo un lungo periodo di assenza e di silenzio, è tornato in prima linea: tentando di galvanizzare Inzaghi, disegnando scenari prestigiosi per rincuorare i tifosi, gestendo con sapienza (finora) il difficile rapporto tra Galliani e la figlia Barbara. Viale del tramonto? Non è il presidentissimo dei tempi aurei, il Sassuolo arriva e vince,  però… “Ogni scoperta contiene un elemento irrazionale, o un’intuizione creativa” (Karl Popper: è un grande filosofo. Cav, non lo cerchi sul mercato!). 7 e 1/2

URBANO CAIRO (Torino). Ha venduto Immobile e Cerci, per fare cassa (beato lui). Scelte rischiose, saggezza finanziaria indispensabile, ma i tifosi si aspettano qualcosa – eufemismo –  di più. Fin quando Ventura regge botta, i problemi non esploderanno. Non so se Urbano ne sia consapevole, ma credo che applichi bene tre comandamenti di Albert Einstein: “1. Niente confusione, ma semplicità. 2. Dalla discordia, arriva l’armonia. 3. In mezzo alle difficoltà c’è sempre un’occasione favorevole.” Auguri con un  6 e 1/2

LUCA CAMPEDELLI (Chievo). “Le nuove e buone idee diventano ovvia, appena scoperte” (Edward De Bono, saggista). Anche quest’anno (scommessa sempre più temeraria) proverà a mantenere il club in serie A. Merita qualcosa più della sufficienza per la determinazione e l’orgoglio. In un’intervista recente ha detto che non sopporta l’arroganza dei più forti verso i più deboli. E questo vale un 6+

FABRIZIO CORSI (Empoli). L’impegno è quello di evitare la retrocessione, ma la squadra (allenata ottimamente da un brav’uomo, outsider inaspettato) sta facendo assai di più. Gioco superbo, gran carattere, nessuna soggezione verso i poteri forti.  “La ragione non è nulla, senza l’immaginazione” (Cartesio, ma anche, più o meno, Alfred Hitchcock).  6 +,  in probabile crescita.

AURELIO DE LAURENTIIS (Napoli) Ha acquistato Gabbiadini, in campionato è in corsa per la Champions, gestisce un rapporto delicato con Benitez. Un’analisi approfondita sarebbe complessa perché le soddisfazioni (due coppe) si intrecciano con qualche delusione e aspettative mancate. Insomma, per lui (Eduardo docet) gli esami non finiscono mai. Scrivo mentre la triste notizia della morte di Pino Daniele ha toccato tutti i cuori… Mi è impossibile non chiedere a De Laurentiis di dare gioia alla Napoli che tutti amiamo. “L’intelletto cerca, il cuore trova” (George Sand).  7

ANDREA DELLA VALLE (Fiorentina)  Come si fa a essere severi, quando la sua squadra è stata tormentata dai micidiali infortuni a Gomez e Pepito Rossi? Vale, per lui e per la viola, il vecchio adagio: resistere, resistere, resistere. Come fa Montella, certo il più giovane, forse il più paziente. Sempre il più promettente. La sconfitta a Parma però è un pessimo inizio 2015.  “Lavorare con i sogni, ma anche con gli incubi” (David Cronenberg, regista). 6.

MASSIMO FERRERO (Sampdoria). Strepitoso successo, non solo nel calcio, ma nello show-system. Più simpatico perfino, dal vero, rispetto alla straordinaria imitazione di Crozza. Surreale, furbo, intelligente. E fortunato, sorretto com’è da Mihajlovic nei risultati. “Le idee sono come le tette: se non sono abbastanza grandi, si possono sempre gonfiare” (Stefano Benni).Voto ispirato dalla sua atipicità, frenato dalla batosta incassata dalla Lazio, con un punto interrogativo per il futuro: 7-

TOMMASO GHIRARDI (Parma). Avrebbe meritato di uscire di scena in modo meno traumatico. Per il Parma ha fatto molto, ha rilanciato Donadoni e Cassano, ha subìto ingiustizie arbitrali e federali. Non si esclude il ritorno, direbbe Califano. Preferirei rimandarlo a un’altra sessione, come si fa negli esami universitari, per evitargli una dolente bocciatura. “Nessuno senza invenzione fu mai grande nel mestiere suo” (Niccolò Machiavelli). 5 +

TOMMASO GIULINI (Cagliari). Debutto contraddittorio, in stile naif: in video (chewing gum durante le interviste!) e nella conduzione della società. Forse non sapeva chi fosse Zeman – pregi e difetti – quando lo ha assunto? Ora deve sperare che Zola lo tiri fuori dai guai. Ma l’esordio a Palermo riqualifica Zeman… Oppure Giulini dovrà tirar fuori dai neuroni un po’ di estro, come ammonisce Aristotele: “Non esiste un grande genio senza una dose di follia”. Per ora, spiacente, non si va al di là di un 5 –

CLAUDIO LOTITO (Lazio).  I risultati gli danno ragione, il pubblico lo ha contestato,  ora lo sopporta con evidente sforzo. Se avesse l’umiltà di seguire un corso di comunicazione… Se fosse meno arrogante e meno sicuro di sé… Ecco un caso esemplare in cui la pessima forma prende il sopravvento sulla buona sostanza.  Di astuzia ne ha fin troppa: basti pensare come sia riuscito a “impadronirsi” del Palazzo calcistico, in tandem con Galliani! Scrisse Silvia Ashton-Warner, emerita educatrice: “Vedo la mente di un bambino di cinque anni come un vulcano: distruzione e creatività”. Mi chiedo come possa essere creativo un vulcano, i tifosi della Lazio preferirebbero un vulcano dormiente. Ma ingaggiare Felipe Anderson e dargli il tempo di esplodere è oggettivamente un’impresa straordinaria. E molti presidenti, non solo Lotito, e non solo (ahimè)  nel calcio, a volte sembrano bambini di cinque anni.  7 ½.

GIORGIO LUGARESI (Cesena). Determinato, anche realista, coraggioso. Ma alla fine il voto in pagella dipende da un solo fattore: riuscirà a tenere con le unghie il suo club in serie A o dovrà arrendersi agli esiti implacabili della classifica, ripiombando in serie B? Un consiglio, se è permesso? Ricordi Nietzsche: “Quelli che creano sono duri di cuore”. Aggiungo sommessamente: se non lo sono, debbono sforzarsi di diventarlo. Lugaresi   è un creativo? 5 +

ANTONIO PERCASSI (Atalanta). Grande esperienza alle spalle, abilità e buon senso nelle scelte strategiche, ma quest’anno le cose non vanno alla grande, come nelle ultime stagioni. Come finirà? Molto dipende dalla capacità di Colantuono, un grande allenatore normale, di mantenere il controllo, dei nervi e della squadra, in una contingenza  insidiosa. Quanto a lui, Percassi, segua il divino Proust: “La  vera scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vederli con nuovi occhi”. E sono certo che si innalzerebbe dal momentaneo 6

GIAMPAOLO POZZO (Udinese). Seneca: “Le idee migliori sono proprietà di tutti”. Pozzo è stato un precursore, come la Settimana Enigmistica vanta varie imitazioni: Lotito, Preziosi, Zamparini… Primeggiando nel mercato, si può avere successo. E autorevolezza: non disdegna sparate (più che giustificabili) verso gli arbitri e i poteri forti del calcio. Quanto ad abilità e capacità organizzative, è il migliore. Però… Stramaccioni è bravino, ma forse uno come Guidolin doveva restare legato alla panchina, a qualsiasi costo.  Quindi, primo in classifica…  ma  8 –

ENRICO PREZIOSI (Genoa) Discutibile e discusso non meno del suo grande (fin troppo) amico Lotito: i fatti e i misfatti si alternano al vertice di un club (di cui sono innamorato da più di sessant’anni!) abituato alla sofferenza. Quest’anno, imprevedibilmente, si è aperto uno spiraglio di esaltazione: vedremo. Certo, con Pozzo e Zamparini, Preziosi è tra i più abili nelle operazioni di mercato. Il Genoa è una porta girevole, la squadra cambia faccia ogni anno. Finché ci azzecca, i tifosi sopportano, giustificano, perdonano. Obbligati. Gli regalo, a denti stretti, questa citazione di Antonin Artaud, attore e drammaturgo: “Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, modellato, costruito o inventato, se non per uscire dall’inferno.” 6 e ½, ma siamo solo a metà campionato. E noi genoani senza la battaglia contro l’inferno non saremmo genoani.  Giuro che gli darò un voto in più (ma che gli importa?) se non venderà puntualmente i migliori (quest’anno, Perin e Perotti).

WALTER SABATINI (Roma). Al posto del leader americano, Pallotta (8 e anche 9 o 10, se riuscirà a varare il nuovo stadio)I mi sembra giusto proporre in classifica il direttore generale, autore e protagonista della riedificazione giallorossa. Ammirevole nelle cessioni senza paura (Lamela, Marquinhos, Benatia…) e negli acquisti formidabili (Gervinho, Strootman, Nainggolan, Iturbe).  Non escluso l’acume per l’individuazione delle qualità di Garcia… “La creatività è l’arte di sommare due più due e ottenere cinque”. (Arthur Koestler). A Sabatini l’operazione anti-aritmetica riesce! Direi 8-  Per togliere quel ”meno” e arrivare al 9 o al 10, c’è quella parolina, scudetto, da conquistare.

MAURIZIO SETTI (Verona). L’ultimo e splendido campionato autorizzava, con Mandorlini in panchina, a sperare nel bis. Non è così. Ma il fiore all’occhiello è l’incredibile rilancio di Toni. Quest’anno ci sarà da lottare e solo l’esito della lotta permetterà di attribuirgli, serenamente, il giusto voto. Auguri con Vasco Rossi:  “La creatività mi viene solo quando sono con le spalle al muro”. Per ora, un (generoso, fiducioso) 5 e 1/2.

GIORGIO SQUINZI (Sassuolo). Puoi essere il carismatico presidente di Confindustria e permetterti di tenere nelle retrovie il tuo club calcistico? Assolutamente no. Una campagna acquisti di alto livello, insieme con la conferma dell’ottimo Di Francesco (uno che non ha paura di niente e di nessuno) permette alla “squadretta” emiliana di volare guardando in alto, e dall’alto in basso guardare tante rivali teoricamente più forti. Arrivare a vincere sul campo di Berlusconi, mettendo la museruola al Milan!  “Una volta colte, le opportunità si moltiplicano” (Sun Tzu, stratega di guerra). Il Sassuolo è la rivelazione della’anno. 8 pieno.

ERICK THOHIR (Inter).  L’ingaggio di Mancini potrebbe segnare la svolta: è l’esame che ci voleva per capire se il  successore di Moratti abbia la stoffa per essere un leader autorevole o resti solo un comprimario, nel calcio italiano. Per ora, Erick è ancora un mistero:  ha commesso tanti errori, ma la verità forse è in gran parte da scoprire. Certo Mancini gli darà una mano, ma per dare una mano a Mancini sarà indispensabile metter mano al portafoglio! E dar retta al grande Massimo Moratti. “Tutto dovrebbe essere reso il più semplice possibile” (Albert Einstein). Speranzosamente, 6 +,

MAURIZIO ZAMPARINI (Palermo). Quello che in gergo si definisce “un gancio”: carattere fortissimo, estroverso, autoritario. Col difettuccio di “mangiarsi” gli allenatori. Quest’anno, con Iachini, non ha fatto in tempo e ha avuto la fortuna di veder esplodere, di giornata in giornata, un gran bel Palermo. Sia più calmo e lucido, Presidente: come Le riesce nel mercato, da cui puntualmente trae ossigeno, forza, speranze. En passant, dica a Iachini (complimenti per il 5-0 al Cagliari) di rinunciare a quell’orribile cappellino con cui entra nelle nostre case, in tivu. Parafrasando Henry Miller (che non è un centrale da acquistare): “I pensieri migliori vengono quando non devi firmare un licenziamento”. O vendere il miglior fico del bigoncio, Dybala…  7 –

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