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OGGI VI DICO CHE… KAFKA, ASSICURATORE PERFEZIONISTA

Care amiche e cari amici, nurse siete tutti invitati il 15 marzo alla presentazione del mio libro

“Per me l’ufficio – e così sono stati la scuola elementare, il ginnasio, l’università, la famiglia, tutto – è un uomo vivo che, dovunque io sia, mi guarda con gli occhi innocenti, una persona con la quale sono stato in qualche modo che ignoro…” (Franz Kafka)

ATTUALIZZANDO… IL 15 MARZO PRESENTO IL MIO LIBRO

PERCHÉ MI HA ATTRATTO KAFKA ASSICURATORE

Ho deciso di scrivere questo libro per due ragioni fondamentali. Non ero, non sono e ahimè non sarò uno studioso della straordinaria opera e della vita di Franz Kafka, uno dei più interessanti e geniali personaggi della letteratura di ogni epoca. Sono stato attratto dalla sua personalità perché non sapevo (credo, in questo, di essere simile a tanti suoi lettori) che Kafka riuscì a risolvere il problema del pane e companatico quotidiani grazie a un lavoro da impiegato, nel suo caso come assicuratore. Ho scoperto che, per alcuni periodi della loro vita, ci furono molti altri scrittori che lavorarono come impiegati, l’elenco è lunghissimo, qui ricordo Balzac e Dickens, Dostoevskij e Gogol, Stendhal e Melville… In Italia, Quasimodo e Montale, Svevo, Gadda, Fenoglio. Assicuratori come Kafka furono Thomas Mann, William Faulkner, Jack London. Quasi tutti svolsero l’incarico impiegatizio con negligenza, concentrandosi, come era peraltro naturale, sui loro libri o sulle loro poesie.
Kafka, no. E così arrivo alla seconda ragione della mia attrazione. Kafka prese sul serio ciò di cui aveva il dovere di occuparsi, pur detestando il suo impiego: lavorò con tale scrupolo da essere premiato con alcune promozioni e alla fine concluse la sua carriera come ispettore degli infortuni sul lavoro, compilando ineccepibili perizie.
Mi sono allora chiesto: come funzionerebbe questo mondo, in particolare il nostro disordinato Paese, se tutti lavorassero con la serietà esemplare, dimostrata dal grande scrittore? Tutti speriamo di essere tanto fortunati, e io mi considero baciato dalla fortuna, se riusciamo a lavorare avendo la possibilità di svolgere un incarico adatto alla nostra vocazione. Ma assai spesso, se non quasi sempre, questa coincidenza resta un desiderio impossibile, rispetto alla realtà. Ed è facile la tentazione, per tutti coloro che non amano il proprio lavoro, di essere negligenti o arroganti, scontenti verso se stessi e verso il mondo. Kafka non cadde in questa tentazione. Per questo, mi sembra ammirevole umanamente, al di là dell’importanza del talento estroso, visionario, proposto nei suoi libri.

L’INVITO È ESTESO AGLI AMICI E A TUTTI I LETTORI…

Mi piacerebbe che alla presentazione del libro (i riferimenti sono qui sopra) fossero presenti non solo i miei amici residenti a Roma, ma anche i lettori che mi seguono in questo diario quotidiano, almeno quelli che siano interessati e incuriositi per le opinioni che ho descritto.
La scissione intellettuale e psicologica (vogliamo definirla esistenziale, parola forse ormai abusata?) tra Kafka eccelso scrittore e Kafka quotidianamente impegnato con rigore in un lavoro che non gli piaceva, per me è non solo suggestiva, ma indicativa della complessità, a volte inspiegabile, dell’animo umano. Vale la pena di aggiungere, a questo proposito, che lo scrittore aveva una pessima opinione dei suoi racconti e romanzi, sul lavoro non parlava mai dei suoi scritti e tantomeno del suo successo, desiderava perfino che l’amico Max Brod distruggesse dopo la sua morte tutto ciò che non aveva pubblicato. E possiamo essere grati a Brod, che non mantenne l’impegno che aveva assunto.

cesare@lamescolanza.com
08.03.2016

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