Altagamma: si cresce con imprenditoria giovanile, politiche fiscali e quotazione in borsa. In cantiere un progetto per la promozione dei tesori tricolore
Se per l’economista della London Business School Lucrezia Reichlin, «tante imprese medie e grandi già dal 2010 hanno intrapreso un percorso di riscatto e di crescita», resta la sfida di creare le condizioni per la crescita delle imprese più piccole, meno produttive non solo delle medio-grandi nostrane, ma anche delle omologhe dei nostri partner europei. Il modello proposto da Altagamma, con ecosistemi che intrecciano settori diversi e attori che operano insieme sulla base del principio «cooperare per competere può essere vincente, ma non bisogna sottovalutare il problema dell’emigrazione giovanile che ha portato via dall’Italia skill e talenti, soprattutto al sud», ha avvertito. Il vicepresidente della Fondazione Edison Marco Fortis ha sottolineato che l’Italia sfiora il primato in più di un ambito: «Siamo secondi alla Germania come paese manifatturiero europeo, alla Spagna per pernottamenti di turisti stranieri, alla Francia nell’agricoltura, ma è prima per numero di settori dell’industria culturale e creativa, grazie a brand di eccellenza che detengono il 10% dei consumi mondiali». Anche se incompiute, secondo Fortis, un contributo importante è venuto dalle politiche economiche degli ultimi anni dirette a stimolare gli investimenti, dal rifinanziamento della «Sabatini» al super e iperammortamento, dal patent box a impresa 4.0.
Numerose le raccomandazioni rivolte a tutti gli stakeholder, e in particolare al mondo della politica. Spingere, innanzitutto, per favorire politiche industriali dedicate alle produzioni ad alto valore aggiunto, secondo l’indicazione di Illy. Il modello italiano basato sugli ecosistemi resta efficace, avendo come riferimento il più famoso ecosistema globale, la Silicon Valley, nato dallo studio dei distretti industriali italiani, ma deve essere potenziato. Da qui l’accordo di collaborazione siglato da Altagamma con il Politecnico di Milano, per studiare proposte concrete in questa direzione.
Il secondo campo di intervento è quello delle politiche fiscali, che devono puntare a far crescere le imprese con ogni mezzo, e al rinnovamento tramite il sostegno all’imprenditoria giovanile. Per Illy il «whatever it takes» che ha mosso l’azione di Draghi alla guida della Bce deve valere anche per le scelte rivolte all’industria italiana, guardando soprattutto alle piccole imprese familiari, fragili e sottocapitalizzate. «Una delle strade per incentivare il passaggio a un modello aperto di capitalismo familiare passa per la partecipazione al programma Elite di Borsa italiana, che prepara le imprese alla quotazione», ha detto Illy, secondo cui può essere utile al rafforzamento delle imprese a prescindere dalla decisione finale circa il quotarsi o meno.
Quindi, lo sviluppo dei talenti indispensabili per promuovere l’innovazione, a cominciare dall’aumento del numero dei diplomati negli istituti tecnici superiori e dei laureati nei settori tecnologici. Un gap da colmare con urgenza, se si pensa che nelle nostre filiere ci sono almeno 100 mila posti di lavoro non coperti per mancanza di competenze, a fronte di una disoccupazione giovanile che negli anni più duri della crisi ha toccato il 44% nella fascia sotto i 25 anni, ha ricordato Illy.
Infine, le politiche promozionali a sostegno dell’export e del turismo, sfruttando la digitalizzazione e i nuovi media, e creando un concept coerente che valorizzi tutto il made in Italy e comunichi la bellezza e lo stile di vita italiano. A questo proposito Altagamma ha in cantiere un altro progetto, dedicato alla promozione dei tesori dell’Italia. Con una innovativa campagna di comunicazione.
Gianfranco Ferroni, Italia Oggi